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Bisogna far sì che chi ama non si senta mai sicuro nel suo amore per mancanza di rivali (Babbo Natale)

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2008 16:32
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27/09/2008 16:32

24/12/07
supermaz :: 19:11 24/12/07 :: [rating 7]

Nelle bianche giornate lapponi c’è sempre stato poco da fare se non andare a scuola, giocare a “Strega comanda color?” usando 16 tonalità del grigio, mettere le miccette in culo alle renne, tirarsi palle di neve, pisciarsi insulti sulla stessa. A Korvatunturi il sindaco aveva smesso da un bel pezzo di aggiornare il cartello col numero di abitanti, tanto per far capire la movida del posto. Le persone erano sempre quelle, e di conseguenza le amicizie e le inimicizie: se c'erano degli screzi, non c'era modo di evitarli.
Per l’occasione parleremo della rivalità tra Elatan e Arnaldo (il nome di battesimo di Babbo natale), nata sostanzialmente per questioni di invidia. Arnaldo era biondino e paciocchino, e la sua bontà lo faceva benvolere da tutti. In più era di famiglia benestante (qualunque cosa volesse dire, vivendo in quel villaggio sperduto) quindi poteva permettersi di comprare tutti i materiali per costruire gli ammennicoli vari che s'inventava di volta in volta. Elatan? Beh, lui era un bambino normale.
Comunque la loro giovinezza scorse gelida ed impietosa, senza intoppi degni di nota. Intendiamoci, chi non s’è mai preso un gavettone di piscia lanciato dal proprio avversario subito dopo aver gridato “GRIGIO TOPO!”
Quel natale Babbo Arnaldo s'era buscato un malanno ed era veramente nei guai: come avrebbe potuto portare a tutti quei bambini i doni che aveva fabbricato con così tanto impegno? L'anno dopo avrebbe potuto riciclare solo i regali classici, tipo il burattino di pinocchio o il trenino di legno, ma tutti gli altri doni gli sarebbero rimasti in magazzeno… o ancor peggio, avrebbe dovuto darli al fuoco!
Immerso nei suoi pensieri, Babbo stava guardando fuori dalla piccola finestra appannata che dava in piazza, quand'ecco che passò Elatan con la sua zappa a spalle, che stava andando a sistemare un po' il giardino. Arnaldo zompò fuori di casa tenendosi ben intabarrato.

- Oh oh oh ciao! Come va?-
-Uè ciao Arny, che si dice di bello-
-Non ci crederai, sono ammalato! Quest'anno mi sa che sarò costretto ad abbandonare l'idea di portare i regali ai bambini, sigh.-

Gli occhi di Elatan s'illuminarono: –Ma Arny, io stanotte dovrei aver finito di sistemare le mie cose (anche perché dura parecchie settimane, lol!) e poi.. beh, sarei orgoglioso di sostituirti!-

Babbo rimase di sasso. –Io.. non so che dire.. davvero?-
-Davvero!- gli rispose.
–Grazie, sei un amico.-


La notte prepararono la slitta, e Babbo gli caricò sopra il saccone dei regali. Elatan partì, seguendo le indicazioni del tomtom su cui Arnaldo aveva salvato 6 Gb di POI.

Il nostro babbo Elatan, benché improvvisato, era conciato in modo impeccabile: barba finta, giacca rossa con inserti bianchi (e cuscinone sotto) e tutto il resto. Inoltre, con renne scalpitanti e sciolina sbrilluccicante pronta a dare nuovo sprint -se ce ne fosse stato bisogno- alla fluttuante slitta, cosa sarebbe mai potuto andare storto?

-OH OH OH AUGURI BAMBINI OH OH OH- schiamazzava Babbo Elatan galvanizzato da questo suo lieto compito.. lanciando pacchi, sacchetti e scatoloni giù per i camini non appena ne avesse l'occasione.



Enrico alle 3 era ancora sveglio: sgusciò fuori dal letto facendo attenzione a non farsi beccare da mamma e papà nella stanza di fianco e corse giù in soggiorno, spiaccicando il naso al vetro della finestra. Passò poco tempo prima che riuscisse a vedere, davanti alla luna che illuminava quella frizzante notte, la sagoma della slitta del suo beniamino sfrecciare a tutta velocità. E stava lanciando una gran quantità di pacchi!
Corse nel camino ad aspettare il suo regalo.
-Dai…
dai….
DAAiii……. ECCOLOO!!!-
SPLAT

-Sarai stato cattivo!- puntualizzò la mamma appoggiata al corrimano, notando il carciofone di merda acquattato sulla testa del figliolo.


¨˜"°º•๑۩۞ EPILOGO ۞۩๑•º°"˜¨


Elatan aveva finalmente terminato la sua missione. Tornato a Korvatunturi andò spedito a parcheggiare la slitta nel box di casa Babbo natale.
Passò dal padrone di casa e notò che s'era nel frattempo appisolato davanti al fuoco, leggendo un grosso libro. Non lo volle disturbare e se ne tornò a casa.
Babbo natale solo allora diede un'occhiata al suo amico. La sua bocca si vestì di sorriso. Il sorriso ben presto divenne un ghigno, una risata sguaiata, un’imbottitura di cacarella per le mutande.

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